Stabiana (Iosephi Centonze Paginae)  ~  Homepage  Testimonianze letterarie e storiche

 

AUTORI ANTICHI

Il Sarno

(I a.C. - VI d.C.)

 

 

 

 

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VIRGILIO 

 

 

Aen. VII 733-743

 

 

Nec tu carminibus nostris indictus abibis,

Oebale, quem generasse Telon Sebethide nympha

fertur, Teleboum Capreas cum regna teneret,

iam senior; patriis sed non et filius arvis

contentus late iam tum ditione premebat

Sarrastis populos et quae rigat aequora Sarnus

quique Rufras Batulumque tenent atque arva Celemnae

et quos maliferae despectant moenia Abellae,

Teutonico ritu soliti torquere cateias;

Tegmina quis capitum raptus de subere cortex,

aerataeque micant peltae, micat aereus ensis.

 

Né tu sarai ignorato nei nostri versi, o Ebalo, che Telone generò, come si dice, dalla ninfa Sebetide, quando dominava su Capri regno dei Teleboi, ormai vecchio; ma il figlio, non contento dei campi paterni, già allora teneva sotto il suo potere, estesamente, i popoli sarrasti e le terre irrigate dal Sarno, e quelli che abitano Rufra, Batulo e i campi di Celemna, e quelli che sono guardati dalle alte mura della produttrice di mele Abella, avvezzi come i Teutoni a lanciare aste; ad essi la corteccia strappata dalla quercia da sughero protegge le teste, gli scudi bronzati scintillano, scintilla la spada di bronzo. 

 

 

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STRABONE 

 

 

Geogr. V 246-247

 

 

Ἐχόμενον δὲ φρούριόν ἐστιν Ἑράκλειον, ἐκκειμήνην εἰς τὴν θάλατταν ἄκραν ἔχον, καταπνεομένην Λιβὶ θαυμαστῶς, ὥσθ̕ ὑγιεινὴν ποιεῖν τὴν κατοικίαν. Ὄσκοι δὲ εἶχον καὶ Πελασγοί, μετὰ ταῦτα δὲ Σαυνῖται· καὶ οὗτοι δ̕  ἐξέπεσον ἐκ τῶν τόπων. Νώλης δὲ καὶ Νουκερίας καὶ Ἀχερρῶν, ὁμωνύμου κατοικίας τῆς περὶ Κρέμωνα, ἐπίνειόν ἐστιν ἡ Πομπηία, παρὰ τῷ Σάρνῳ ποταμῷ καὶ δεχομένῳ τὰ φορτία καὶ ἐκπέμποντι. ὑπέρκειται δὲ τῶν τόπων τούτων ὄρος τὸ Οὐέσουιον [...].

 

Subito dopo [Napoli] c’è il castello Eracleo con un promontorio che si protende nel mare, su cui spira il libeccio mirabilmente, tanto da rendere salutare la dimora. Sia questo sia Pompei che vien dopo, presso la quale scorre il fiume Sarno, li possedettero gli Osci, poi i Tirreni e i Pelasgi, quindi i Sanniti, che pure furono cacciati da quei luoghi. Pompei, presso il fiume Sarno che riceve e spedisce merci, è il porto di Nola, di Nocera e di Acerra, centro omonimo di quello presso Cremona. Sovrasta tutti questi luoghi il monte Vesuvio [...]. 

 

 

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M. ANNEO LUCANO 

 

 

Phars. II 421-427

 

 

Dexteriora petens montis declivia Thybrim

unda facit Rutubamque cavum; delabitur inde

Vulturnusque celer nocturnaeque editor aurae

Sarnus et umbrosae Liris per regna Maricae

Vestinis inpulsus aquis radensque Salerni

tesca Siler nullasque vado qui Macra moratus

alnos vicinae procurrit in aequora Lunae. 

 

L’acqua, riversandosi per i pendii di destra della catena montuosa, forma il Tevere e il profondo Rutuba; di là scorrono il rapido Volturno, il Sarno che esala nebbia notturna, il Liri spinto dalle acque dei Vestini attraverso i regni di Marica ombrosa, il Sele che lambisce le lande di Salerno, la Magra che si lancia nel mare della vicina Luni ostacolando coi bassi fondali ogni imbarcazione. 

 

 

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PLINIO IL VECCHIO 

 

 

Nat. hist. III 9,62

 

 

Litore autem Neapolis, Chalcidensium et ipsa, Parthenope a tumulo Sirenis appellata, Herculaneum, Pompei haud procul spectato monte Vesuvio, adluente vero Sarno amne, ager Nucerinus et VIIII p. a mari ipsa Nuceria, Surrentum cum promunturio Minervae, Sirenum quondam sede.

 

Poi, sulla costa, sono Napoli, anch’essa calcidese, chiamata Partenope dalla tomba della Sirena, Ercolano, Pompei, col Vesuvio che si vede non lontano, col fiume Sarno che la bagna, il territorio nocerino e la stessa Nocera a nove miglia dal mare, Sorrento col promontorio di Minerva, un tempo sede delle Sirene. 

 

 

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STAZIO 

 

 

Silv. I 72,260-265

 

 

At te nascentem gremio mea prima recepit

Parthenope, dulcisque solo tu gloria nostro

reptasti. Nitidum consurgat ad aethera tellus

Eubois et pulchra tumeat Sebethos alumna;

nec sibi sulpureis Lucrinae Naides antris

nec Pompeiani placeant magis otia Sarni.

 

Te alla nascita la mia Partenope per prima accolse, e tu dolce gloria sul nostro suolo ti movesti carponi. Fino al cielo splendente si sollevi la terra euboica ed il Sebeto sia orgoglioso della bella figlia; né piacciano di piú le Naiadi lucrine per gli antri solfurei, né gli ozi del Sarno pompeiano. 

 

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SILIO ITALICO 

 

 

Pun. VIII 536-546

 

 

Sarrastis etiam populos totasque videres

Sarni mitis opes [...].

Laetos rectoris formabat Scipio bello. 

 

Avresti visto anche i popoli Sarrasti e tutte le armi del mite Sarno [...]. Scipione li guidava alla guerra, lieti del loro capo. 

 

 

 

Pun. X 314-318

 

 

Passim signa iacent, quae Samnis belliger, et quae

Sarrastes populi Marsaeque tulere cohortes;

transfixi clipei galeaeque et inutile ferrum

fractaque conflictu parmarum tegmina et ore

cornipedum derepta fero spumantia frena.

 

Da ogni parte giacciono le insegne, che il bellicoso Sannita, e che i popoli Sarrasti e le coorti Marse portarono; scudi trapassati, elmi, l’inutile spada, armature spezzate dall’urto delle rotelle e morsi schiumanti strappati all’ardente bocca dei cavalli. 

 

 

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GAIO SUETONIO TRANQUILLO 

 

 

Gramm. 28

 

 

Ad id tempus Epidius calumnia notatus ludum docendi aperuit, docuitque inter caeteros Marcum Antonium et Augustum. Quibus quondam Caius Canidius obicientibus sibi quod in Republica administranda potissimum consularis Isaurici sectam sequeretur, malle respondit Isaurici esse discipulum, quam Epidii calumniatoris. Hic Epidius ortum se ab Epidio Nucerino praedicabat, quem ferunt olim praecipitatum in fontem fluminis Sarni, paulo post cum cornibus extitisse, ac statim non comparuisse, in numeroque deorum habitum.

 

Fino a quel tempo Epidio, segnato per calunnia, aprí una scuola e insegnò, tra gli altri, a Marco Antonio e ad Augusto. A questi, che una volta gli rinfacciavano che nell’amministrare lo stato seguisse soprattutto i princípi politici del consolare Isaurico, Gaio Canuzio rispose di voler essere discepolo di Isaurico piuttosto che del calunniatore Epidio. Questo Epidio andava ripetendo di essere nato da Epidio Nocerino, che si dice fosse un tempo precipitato nella fonte del fiume Sarno, apparso poco dopo con le corna, sparito all’istante e annoverato tra gli dèi. 

 

 

 

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CLAUDIO TOLEMEO 

 

 

Geogr. III 1

 

 

Σάρνου ποταμου̑ ἐκβολαὶ (40*05 40°55).

 

Foci del fiume Sarno (40*05 40°55). 

 

 

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VIBIO SEQUESTRE 

 

 

Flum. 138

 

 

Sarnus, Nuceriae, ex Sarone fluvio † hadriae †, per Campaniam decurrens.

 

Sarno, di Nocera, dal fiume Saron dell’Adriatico, che scorre attraverso la Campania. 

 

 

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SERVIO 

 

 

Comm. ad Aen. VII 738

 

 

Sarrastis populos - Populi Campaniae sunt a Sarno fluvio. Conon in eo libro, quem de Italia scripsit, quosdam Pelasgos aliosque ex Peloponneso convenas ad eum locum Italiae venisse dicit, cui nullum antea nomen fuerit, et flumini quem incolerent, Sarro nomen inposuisse ex appellatione patrii fluminis, et se Sarrastras appellasse. Hi inter multa oppida Nuceriam condiderunt.

 

Sarrastis populos («i popoli Sarrasti») - Sono popoli della Campania cosí detti dal fiume Sarno. Conone, nel libro che scrisse sull’Italia, dice che alcuni Pelasgi ed altri usciti dal Peloponneso giunsero in quel luogo d’Italia, che non aveva alcun nome prima, e diedero il nome di Sarro al fiume presso il quale abitarono, dalla denominazione del fiume della loro patria, e chiamarono se stessi Sarrastri. Questi fondarono molte città tra cui Nocera. 

 

 

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PROCOPIO DI CESAREA

 

 

Bell. Goth. IV 35

 

 

Κατὰ τούτου δὴ τοῦ Βεβίου τὸν πρόποδα ὕδατος πηγαὶ ποτίμου εἰσί. καὶ ποταμὸς ἁπʼ αὐτῶν πρόεισι Δράκων ὄνομα, ὃς δὴ ἄγχιστά πη τῆς Νουκερίας πόλεως φέρεται. τούτου τοῦ ποταμοῦ ἑκατέρωθεν ἐστρατοπεδεύσαντο ἀμφότεροι τότε. ἔστι δὲ ὁ Δράκων τὸ μὲν ῥεῦμα βραχὺς, οὐ μέντοι ἐσβατὸς οὔτε ἱππεῦσιν οὔτε πεζοῖς, ἐπεὶ ἐν στενῷ ξυνάγων τὸν ῥοῦν τήν τε γῆν ἀποτεμνόμενος ὡς βαθύτατα ἑκατέρωθεν ὥσπερ ἀποκρεμαμένας ποιεῖται τὰς ὄχθας. πότερα δὲ τῆς γῆς ἢ τοῦ ὓδατος φέρεται τὴν αἰτίαν ἡ φύσις οὐκ ἔχω εἰδέναι.  

 

Alle radici del Vesuvio vi sono fonti di acqua potabile, da cui si forma un fiume di nome Dracone, che scorre vicino alla città di Nocera. Sull’una e l’altra riva di questo fiume si accamparono allora entrambi gli eserciti. Il Dracone è piccolo di alveo, ma non guadabile né a cavallo né a piedi, poiché raccogliendo le acque in stretto spazio e erodendo il terreno molto profondamente da ciascun lato rende come pensili le rive. Non so se la natura del terreno o se quella dell’acqua ne sia il motivo. 

 

 

   

 

 

(Traduzioni di G. C. - Per il commento, l'inquadramento e i riferimenti bibliografici relativi ai passi riportati, cfr., tra gli Studi della sez. Letteratura e Territorio, G. CENTONZE, Dal Sarno all'Arno (Parte Prima: Da Virgilio al Geografo Ravennate); Dal Sarno all'Arno (Parte Seconda: Dalle Cronache pisane al Boccaccio)Dal Sarno all'Arno (Parte Terza: Dal Pontano al Sannazaro)L'idronimo Sarnus nelle fonti antiche e medievali)

(Fine)

 

 Ex Tabulis Iosephi Centonze

 

 

 

 

per Stab...Ianus

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