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CATELLO SALVATI

 

Presentazione

della ristampa del 

Cenno storico-descrittivo della città di Castellammare di Stabia

di Catello Parisi

(1999)

 

 

A partire dagli anni '60 iniziò una feconda stagione storiografica locale caratterizzata dal superamento dei limiti temporali entro i quali si erano mossi, con approfondite e preziose ricerche, due autorevoli studiosi medioevisti, Nino Cortese e Francesco di Capua. L'inizio del nuovo corso volto al superamento di quei limiti cronologici fu inaugurato dalla documentata e perciò solida monografia curata da Giovanni Celoro Parascandolo e seguito da una lunga serie di ricerche e di iniziative culturali di approfondimenti e di proposte per la tutela dei monumenti esistenti nel nostro territorio, anche se, purtroppo, c'è poco da registrare sul fronte della concretezza. 

I messaggi della letteratura non hanno registrato quel riscontro effettivo che essi avrebbero meritato. Per non far torto a nessuno vi pregherei di esimermi dal pur sentito obbligo di citare autori e opere che, riprendendo una antica e mai spenta tradizione, segnarono la ripresa degli studi, pur numerosi e originali, della stagione culturale ancora in corso, come appare dai più recenti eventi registrati nello scorcio di questi ultimi mesi. 

Alludo, com'è ovvio, alla recente presentazione degli "Annali del Distretto scolastico 38" della Collana «Cultura e territorio» che vi afferisce e all'iniziativa che qui stiamo illustrando, quella, appunto, della ristampa del «Cenno storico-descrittivo della città di Castellammare di Stabia» di Catello Parisi, a cura del Rotary Club della nostra Città, un'iniziativa realizzata con un'impronta di grande rilievo editoriale che assume una rilevanza anche maggiore per le prospettive che la ristampa stessa apre, al di là dei suoi pregi intrinseci, se è vero, com'è vero, che l'iniziativa non si conclude in se stessa in quanto si presenta ufficialmente come il primo numero di una collana promessa e sperata. 

A questo punto consentitemi di rivendicare, molto sommessamente, che questo della ristampa del Parisi era, come si dice, un mio pallino. In varie occasioni la proposi come un monumento da salvare. Il mio accorato invito non fu raccolto ed oggi non ho motivo di rammaricarmi più anche perché il tempo trascorso è stato ampiamente compensato dal prestigio della testata, qual è quella del Rotary e dall'incomparabile fortuna dell'affidamento della cura a due studiosi di rango, nelle persone di due nostri concittadini di chiara fama, Ugo Criscuolo, docente di letteratura greca nell'Università Federico II di Napoli e come tale autorevole filologo e storico di quel settore, e Peppe Centonze, titolare della Cattedra di italiano nel nostro Liceo classico e autore di saggi critici dotti e garbati e arguto cesellatore di personaggi e di categorie sociali del nostro territorio. 

E poi c'è da segnalare la implicazione partecipe della casa editrice D'Auria, vanto e gloria dell'editoria storica napoletana, la quale, offrendo una preziosa cornice, ha concluso l'evento editoriale, che diventa straordinario anche per questo. E forse il ritardo è stato ancora provvidenziale perché ha permesso che maturassero i tempi per consentire a Giuseppe Centonze di formulare quelle ipotesi verosimili sulla misteriosa vicenda biobibliografica del Parisi proposte nelle note editoriali. Alle quali io mi permetterei di aggiungere una ulteriore certezza, quella sulla scontata autenticità degli autografi come risulta dall'analisi grafica comparata tra i due apposti dallo stesso Parisi, quello relativo alla sottoscrizione della singolare formula di proprietà riservata che compare sul frontespizio dell'edizione fiorentina e quello che chiude la lettera scritta di sua mano al sindaco in carica della Città al momento dell'avvenuta destituzione dall'insegnamento. 

Resta da sottolineare qualche motivo dell'opportunità della ristampa del Parisi e sui criteri adottati dai curatori, per i problemi connessi compreso quello sui rapporti tra la storia locale e quella nazionale, ossia quello tra la micro e la macrostoria. 

Alla riconosciuta pari dignità delle due storie e alla funzione meritoria di quella locale nella duplice valenza di fornitrice di materiale da costruzione scavato in ambiti ristretti e di elemento di riscontro oggettivo sul quale quella regionale deve misurarsi, segue l'avvertita necessità da parte di entrambe di disporre di opere che corrono il rischio di scomparire definitivamente, naturalmente di quelle che, malgrado lo scorrere del tempo, risultino ancora di grande attualità per l'affidamento che esse offrono come fonti e stimoli di ulteriori approfondimenti. In tali contesti e con caratteristiche diversificate imposte dalla natura e dalla ragione dell'impresa sono maturate o stanno per maturare (com'è il caso di quella annunciata delle Memorie di Matteo Camera che ci interessano molto da vicino) ristampe di piccolo e grande respiro culturale giustamente ritenute come ancora valide ad essere utilizzate, per questo o quel motivo, come fonti di sicuro affidamento per l'affidabilità dei loro contenuti. Per averne avuta personale esperienza, più o meno diretta, mi limiterei a ricordare le fortunate autorevoli ristampe di questi ultimi decenni, a cominciare dalla monumentale Storia delle finanze delle due Sicilie di Ludovico Bianchini a cura di Luigi de Rosa, Della descrizione geografica e politica delle Sicilie di Giuseppe Maria Galanti, a cura di Franca Assante e Domenico Demarco, La storia di Massalubrense di Riccardo Filangieri a cura di Jole Mazzoleni e, infine, la Storia del Reame di Napoli di Pietro Colletta rivisitata con originale interpretazione da Nino Cortese. 

A questo punto vorrei anche ricordare la ristampa, a cura degli archivisti napoletani e sotto il patrocinio dell'Accademia Pontaniana, di documenti tratti dai registri angioini, prima della loro distruzione, nell'impegnativo tentativo di ricostruzione degli originali bruciati a S. Paolo Belsito nel corso della 2a guerra mondiale. 

In questo contesto s'inserisce la ristampa del Cenno storico di Catello Parisi, operazione culturale provvidenziale che merita tutto il nostro compiacimento nei confronti dell'editore, dei curatori e dei patrocinatori per la riproposizione di un'opera che resta un valido punto di riferimento per un ampio e glorioso periodo storico vissuto dalla nostra Città. Con la speranza che la presente non sia l'ultima della serie di imprese che hanno caratterizzato questo scorcio di secolo per le segnalate iniziative ricordate e per quelle ancora da ricordare, come la ristampa della monumentale Guida Generale all'Archivio di Stato di Napoli di Francesco Trinchera e, per quanto riguarda la letteratura nostrana, Le Ricordanze del Settembrini, a cura di Mario Themellin, nostro concittadino di adozione per essere stato alunno del nostro liceo classico e, infine, per quanto riguarda lo specifico napoletano, la ristampa del Petito a cura dell'Amministrazione Provinciale napoletana e, per quello che ci riguarda ancora più da vicino, quella del Teatro di Viviani a cura dell'Amministrazione Comunale stabiese. 

Un secolo che si caratterizza anche per la pubblicazione di numerose fonti archivistiche nazionali e locali, e con il rilancio di fonti manoscritte di grande rilevanza storica. A mio parere le iniziative ora segnalate, nel loro insieme, oltre a rappresentare un utile corredo per l'approfondimento della nostra storia vanno segnalate anche come strumenti per il recupero della memoria storica e dei valori che essa sottende. Anche per questo e non solo per questo la premura dell'amico professore Antonio Carosella, che qui saluto come rigoroso e raffinato letterato e come titolare dinamico di un'altissima carica istituzionale nel Rotary Internazionale, mi induce a concludere questo mio intervento ricordando, naturalmente per compiacermene, l'ineguagliabile contributo da lui fornito anche in questo settore di studi, con la realizzazione di un disegno tenacemente vissuto e felicemente concluso con l'edizione metodologicamente irreprensibile del suggestivo libro di scavo del nostro indimenticabile Libero D'Orsi, ospitata degnamente nella prestigiosa collana della Sovrintendenza Archeologica di Pompei sotto il patrocinio del Ministero dei Beni Culturali e Ambientali. 

Un'avventura culturale a lieto fine che si è conclusa, per nostra fortuna, con un recupero che sembrava improbabile e con la tradizione di una fonte autentica d'immenso valore storico per il meritato sviluppo che l'Archeologia stabiese attende da oltre due secoli. 

Un'opera fondatrice, quindi, di speranze e di promesse da realizzare, che è anche il presupposto per la costruzione di una realtà, sia pure virtuale, nella quale rintracciare le nostre origini romane, con la medesima potenzialità che la rilettura del Cenno storico del Parisi ci fa rivivere, come Ugo Criscuolo sottolinea, con giustificata passione, nella premessa alla ristampa, là dove, con una non celata malinconia, rievoca i suoi luoghi, che sono anche i nostri luoghi, quelli del nostro centro storico, "con le sue strette vie e vicoli, con le sue chiese e cappelle quasi schiacciate fra le case, sfuggite come per miracolo alla distruzione del tempo e all'incuria di generazioni ingrate; quel centro antico che tuttora... pare parlarci e invitarci a ritrovare noi stessi". 

Nel rileggere queste accorate riflessioni mi è tornato alla memoria quello che si racconta di Bartolommeo Capasso il quale, in punto di morte, si coprì gli occhi con le mani davanti alla visione dello scempio del piccone che devastava la Napoli medioevale che doveva cedere il posto a quella che sarebbe uscita dal cosiddetto Risanamento. Il vecchio, in quell'occasione, si sarebbe coperti gli occhi con le mani per portare via con sé, incontaminata, la visione della vecchia Napoli, quella greco-romana, che egli aveva conosciuta e amata. 

 

 

 

(Relazione tenuta il 14 Marzo 1999 presso il Salone dei Convegni dell’Hotel Stabia in Castellammare per la presentazione del Cenno storico descrittivo della Città di Castellammare di Stabia di Catello Parisi; pubblicata nel "Bollettino" del Rotary Club di Castellammare di Stabia, Anno 1998-99, nn. 3-4: gennaio-giugno 1999, pp. 9-10; quindi in "Cultura e Territorio" XV-XVI-XVII - 1998-1999-2000 [2001], pp. 441-444)

(Fine)

 

 STABIANA (Iosephi Centonze Paginae)

 

 

La Premessa di Ugo Criscuolo al «Cenno storico-descrittivo»

Le Note editoriali di Giuseppe Centonze al «Cenno storico-descrittivo»

 

 

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