Stabiana (Iosephi Centonze Paginae)  ~  Homepage Stabiesi illustri

 

ANTONIO QUACQUARELLI

 

Francesco Di Capua
La figura e l'opera

(1979)

 

Mons. Francesco Di Capua

 

Francesco Di Capua nato il 21 dicembre 1879 a Castellammare di Stabia ove anche si spense l'8 settembre 1957 è stato uno dei maestri più insigni della scienza filologica europea. Frequentò gli studi prima in seminario diocesano e poi all'Università di Napoli. Tuttavia le ricerche che egli condusse non erano familiari all'ateneo napoletano, che pur vantava altri primati. Fu un autodidatta che divenne insuperabile per il rigore di studio e i risultati raggiunti. Aveva il dono di orientarsi e di orientare subito e con sicurezza nel difficile mondo che da sé si era costruito. Non indulgeva a teorie ed enunciati, ma arrivava alla sintesi attraverso una analisi filologica minuta. La lezione migliore di Di Capua era la sua conversazione. Insegnava conversando; sempre benevolo aveva per tutti parole di piena comprensione.

Dall'inizio del nostro secolo fu invitato a collaborare al Didaskaleion, al Bollettino di Filologia classica, alla Scuola Cattolica, alle Ephemerides Liturgicae e al Bollettino di Letteratura critico-religiosa ove pubblicò quelle ricerche che lo dovevano portare all'ammirazione degli studiosi Italiani e stranieri. Di Capua cercava nella lingua i contenuti che trasmette e la forma che li invera; non c'era per lui decadenza di lingua, ma trasformazione lenta e continua. La lingua e il riflesso della società. Perciò segue sempre con una problematica interna gli sviluppi che il latino prende con il Cristianesimo, le invasioni barbariche, l’Alto e il Basso Medioevo. Sono i vari aspetti che studia con una padronanza di mezzi ed una attrezzatura adatta e singolare. I classicisti, i cristianisti e i medievisti hanno tuttora materia da attingere da lui nel quadro della cultura attuale.

La scuola di Nimega con Schrijnen e la sua allieva Mohrmann ha visto nella latinità cristiana una lingua speciale che muove dalla comunità cristiana a livello popolare, il Di Capua, senza minimamente negare questi apporti popolari, vi scorge la continuità dell'insegnamento delle antiche scuole di retorica con tutte le evoluzioni che il latino comporta. Per le varie componenti che formavano la comunità, si tratta di una lingua che si rinnova e si aggiorna continuamente divenendo espressione di civiltà cristiana. Oltre alla potenza del suo ingegno, l’originalità di Di Capua è dovuta alla grande dimistichezza con gli autori latini e greci. Reputava sua grande fortuna l'essere nato a Castellammare di Stabia con la chiesa del Gesù fornita della Patrologia del Migne. Chi si accosta ai tre volumi: Il ritmo prosaico nelle lettere dei papi e nei documenti della cancelleria romana si accorge di quanto poteva in lui il dialogo diretto con gli autori insieme alle riflessioni sulla realtà della vita quotidiana che lo circondava. La critica italiana e straniera fu sempre unanime nel riconoscere a Di Capua il grande contributo che recava alle conoscenze metriche e grammaticali, alla critica testuale e alle valutazioni estetiche per il suo metodo che voleva dire coscienziosità, circospezione e misura. La critica faceva pure cadere l'accento sull'amore che portava con disinteresse agli studi, sulla vasta materia dominata, sulla conoscenza filologica nell'individuare le clausole quantitative e accentuative, sulla sua sensibilità storica.

Cicerone ad individuare il ritmo del discorso adopera il termine cursus: cursus orationis, cursus verborurn. Quintiliano e Aulo Gellio usano ancora la parola cursus nella stessa accezione ciceroniana. I maestri medievali di Ars dictaminis adoperano il vocabolo cursus sia per lo scorrere ritmico di tutto il periodo sia per le particolari cadenze sonore preferite alla fine del periodo. Questo il merito del Di Capua: aver seguito le diverse fasi del cursus da Cicerone sino a Dante segnando le diverse trasformazioni che si venivano creando in seno alla lingua latina per l'indebolimento della quantità e il prevalere dell'accento che poi rimase sovrano. Con l'accento sovrano incominciò il processo che porta alle regole delle Summae o Artes dictandi o dictaminis di come terminare le parti del periodo e il periodo stesso. E sono appunto le regole del cursus planus, tardus, velox e trispondaicus.

Per il Di Capua le sillabe lunghe, brevi e accentate non erano fine a se stesse, ma la germinazione a penetrare gli autori quali fonti storiche e ascoltare i loro intimi richiami dell'anima. Qui da cercare l'origine della sua istanza interdisciplinare con l’archeologia e l’antiquaria. I reperti archeologici che lo interessavano erano quelli o diretti ad illustrare un monumento storico del Cristianesimo antico o gli altri diretti ad illustrare la sua Castellammare di Stabia. La filologia disposata all'archeologia aveva suscitato in lui l'interesse dell’antiquario. Molti studi sulle cure termali degli antichi, che lo collegavano direttamente alla Castellammare dei suoi tempi, l'hanno reso noto agli storici della medicina. Era tanto convinto delle virtù terapeutiche delle acque di Castellammare di Stabia che parlando e scrivendo invitava gli amici a sperimentarle, perché più efficaci di qualsiasi ritrovato della medicina.

A Caio Plinio Secondo, detto Seniore, volle dedicare il Ginnasio-Liceo da lui fondato e per il quale sono passate intere generazioni sotto la sua direzione e l'insegnamento di latino o greco. Sacerdote di larghe vedute fu assistente ecclesiastico del circolo Leone XIII; fondatore e assistente ecclesiastico delle casse operaie di S. Matteo e S. Giuseppe e delle Cooperative di Consumo Mons. Sarnelli e Pio X; direttore delle scuole serali del R. Cantiere negli anni 1913-1916; oblato benedettino cassinense.

Per i suoi meriti fu dalla Santa Sede nominato Protonotario Apostolico. E se vogliamo fare una riflessione sulla genesi dei suoi studi liturgici non dobbiamo dimenticare il suo zelo sacerdotale nel capire sino in fondo il servizio liturgico cui da impegnato partecipava. Non c'era frattura fra teoria e prassi, perché attraverso lo spirito della liturgia militante arrivava a cogliere i valori di quella storica. Non poteva disinteressarsi alla storia della chiesa locale e pubblicò una monografia sul protettore di Castellammare di Stabia: S. Catello, che voleva essere una ricostruzione storica e religiosa dal punto di vista agiografico. Per l'agiografia aveva concezioni metodologiche sue per sfrondarla dalle leggende e dalle sovrastrutture. In essa scorgeva un vasto campo di ricerche.

In Di Capua la modestia e l'umiltà si univano alla compostezza e alla dignità. Il suo disinteresse a glorie terrene e il silenzio con cui circondava il suo lavoro trovavano radici profonde nella sua humanitas. Alla cattedra universitaria giunse molto tardi, perché negli studi più che dalla carriera universitaria era sollecitato dalla ricerca come un servizio da rendere alla società. Si era accontentato solo dell'incarico di Letteratura latina medievale all'Università di Napoli. Due anni prima di essere giubilato per limite di età come preside del Ginnasio-Liceo classico di Castellammare di Stabia, pressato dagli amici che lo stimavano, si presentò al concorso della cattedra di Letteratura cristiana antica. All'età di 68 anni fu chiamato all'Università di Bari. L'insegnamento di Di Capua nell'Ateneo barese si concluse nel giro di due anni: 1948-49; 1949-1950. Ma la sua presenza attiva continue anche da professore fuori ruolo sino al 1955 quando raggiunse la pensione.

A Bari Di Capua aveva trovato l’humus adatto e ne era cosciente. Aveva idee moderne dell'Università nell’ambito della sua regione e in questo fu seguito. Amava che fosse costituito un centro che avesse spinto le ricerche sul cristianesimo antico delle Puglie. Lo desiderava composito perché doveva includere le indagini archeologiche insieme a quelle agiografiche e liturgiche.

L'Università di Bari è rimasta molto fedele a Di Capua. Attorno alla cattedra di Letteratura cristiana antica, passata nell'anno accademico 1957-58 alla Facoltà di Magistero, che ebbe pure a comprare la di lui biblioteca, è sorto dal 1961 l'istituto omonimo con gli insegnamenti di Storia del cristianesimo antico e di Archeologia cristiana, con la rivista Vetera Christianorum fondata nel 1963 ed ora al XVII anno di vita e i suoi Quaderni che sono gia al XV numero. La Rivista si propone come si legge nel frontespizio «di contribuire alle indagini intorno alla letteratura cristiana delle origini nel solco dell'opera di Francesco Di Capua».

Francesco Di Capua non ebbe numerosi allievi sulle cattedre universitarie ma è uno dei pochi Maestri deceduti da oltre un ventennio ancora attivo nella cultura internazionale. Le sue ricerche retorico-linguistiche stanno avendo più che mai grande fortuna oggi.

Francesco Di Capua fu socio ordinario dell’Accademia di Archeologia, Belle Lettere e Arti di Napoli; socio della Pontificia Accademia Romana di Archeologia dello Stato Città del Vaticano, socio dell'Accademia Pontaniana di Napoli e dell'Accademia Pugliese delle Scienze di Bari.

 

 

 

(Da: Comune di Castellammare di Stabia, Francesco Di Capua nel centenario della nascita (1879-1979), s.l., L'Arte Tipografica, 1980, pp. 21-27).

 

(Fine)

 

 STABIANA (Iosephi Centonze Paginae)

 

 

 

per Stab...Ianus

Altri Stabiesi illustri

Buon Viaggio con

© Copyright 1998-2007 Giuseppe Centonze — Castellammare di Stabia. Ultimo aggiornamento: 15 dicembre 2007