Stabiana (Iosephi Centonze Paginae)  ~  Homepage

 

GIUSEPPE CENTONZE

Massimiliano d'Asburgo a Castellammare

(Gennaio-Febbraio 2009)

 




 

Il 14 agosto del 1851 Castellammare fu visitata dal giovanissimo Ferdinando Massimiliano d'Asburgo, nato nel 1832, secondogenito della Casa (il fratello Francesco Giuseppe era piú grande di soli due anni e già da tre Imperatore d'Austria).

Il diciannovenne Arciduca d'Austria, nonché Principe Imperiale e Principe Reale di Ungheria e Boemia, aveva intrapreso un viaggio in Italia a bordo della fregata Novara, sulla quale prestava servizio di guardia.

Massimiliano era portato per le arti e molto interessato anche alla botanica e alle scienze in generale, sapeva armonizzare le teorie con le realizzazioni tecniche, amava la natura e il paesaggio, senza trascurare l'uomo anche attraverso il pittoresco, desiderava migliorare il mondo.

Tali sue tendenze e i suoi entusiasmi egli li rivelò anche nelle osservazioni, che annotò nel diario durante questo suo viaggio, e sono evidenti nonostante la sua anima tedesca non potesse da una parte facilmente liberarsi dell'insopprimibile presenza del Viaggio in Italia di Goethe e dall'altra non sapesse fare a meno della guida Förster.

Si partí da Trieste il 30 luglio 1851, si attraversò lo stretto di Messina, il 7 agosto fu avvistato il Vesuvio. Si fecero escursioni per 10 giorni a Napoli e dintorni, tra cui Castellammare, poi si proseguí per Livorno per visitare Lucca, Pisa e Firenze.

Citiamo dai Viaggi in Italia 1851-1852. Diari dell'Arciduca Massimiliano d'Asburgo (Trieste 1986), ossia dall'edizione italiana, con la traduzione di Helga Pfeifer, dell'originale Aus meinem Leben uscito nel 1867, l'anno della sua tragica morte.

La pittoresca Castellammare e la sua posizione piacquero molto a Massimiliano già mentre si avvicinava a Napoli. Ecco ciò che scrisse a bordo della fregata il 9 agosto 1851:


«Ci avvicinammo sempre di piú, si potevano distinguere il Castel S. Elmo, il Castel Uovo, la Villa Reale ed altri punti salienti. Ma ancora non volli provarci gusto. La parte verso il Vesuvio ed avanti verso Castellamare e Sorrento mi piacque molto di piú; là c'erano alte montagne, campagne lussureggianti; là il panorama mi sembrava pittoresco.

[...] Alla destra del Vesuvio si estende fino all'altezza di Capri una catena di monti variforme; nelle numerose conche risplendevano fra aranceti Castellamare con il suo Castello Reale «qui si sana», situato in alto, Sorrento glorificata dal poeta e la cittadina di Massa».


La giornata del 14 agosto fu dedicata alla visita di Capri, Sorrento e Castellammare.

Mentre la Novara rimaneva ormeggiata nella rada di Napoli, l'Arciduca partí prestissimo per Capri su una piccola e veloce nave postale, accompagnato piacevolmente dal conte d'Aquila, cioè dal fratello di Ferdinando II, Luigi. Le rocce, le grotte, il mare e il cielo dell'isola lo affascinarono; alle belle ragazze «snelle e leggere» che ballarono per lui la tarantella volle dedicare alcuni graziosi versi. Il vapore lo portò poi a Sorrento, la cui visita fu per necessità brevissima.

Ripartí su un calesse per Castellammare, dove fece una prima sosta all'arsenale navale, che appagò il suo antico desiderio «di vedere una nave di linea» e gli permise di approfondire le sue conoscenze di ingegneria navale:


«Troppo presto dovemmo lasciare la sua terra, ma nuovi incanti ci aspettavano. Salimmo su un calesse trainato da due cavalli bardati in modo bizzarro con dei sonagli. Sigari venevano accesi ed, accompagnati dal continuo tintinnio, procedemmo fra mura di estesi aranceti. […].

«La nostra carrozza si fermò in una bella baia, l'arsenale di Castellamare, dove il mio desiderio covato a lungo di vedere una nave di linea venne esaudito. Purtroppo non aveva ancora le manovre e il suo interno non era ancora allestito, ma potei ammirare la costruzione e le sue vaste e maestose dimensioni; una vera fortezza acquatica che con diritto porta il nome Monarca. La nave sembra costruita molto bene e promette un buon successo».





Annotiamo che la nave, varata l'anno precedente a Castellammare ma non ancora completata, per quanto ben costruita, non avrà tuttavia un buon successo: sarà infatti trasformata nel 1858, nello stesso arsenale, in un non ben riuscito vascello a vapore che, due anni dopo, nel porto ancora di Castellammare, subirà l'assalto della corvetta garibaldina Tuköry.

Subito dopo Massimiliano si recò al palazzo reale di Quisisana che egli, avvezzo agli agi del palazzo nativo di Schönbrunn, trovò disadorno all'interno e poco accogliente, ma splendido per il panorama e per il ricco giardino:


«Al palazzo del Re, situato sopra Castellamare sul dosso di un monte inverdito da uno splendido bosco di querce, si giunge attraverso un ombroso viale di fitti, ma tuttavia meravigliosi leggeri alberi di un'altra zona, il cui nome mi è purtroppo sfuggito. Dal palazzo, circondato da un'ampia terrazza, si gode una splendida vista; le sue stanze sono però disadorne e poco accoglienti, ma il piccolo giardino che dà sul monte è colmo di numerosi alberi e fiori di tutte le regioni».


L'Arciduca riteneva che nel parco del palazzo le dalie non fossero in armonia con lo splendore che le circondava e lamentava come in generale nel Sud non si sapesse mantenere un rapporto equilibrato con la madre natura:


«È un peccato che anche dalie si mescolino a questo splendore; per quanto ricco di colori fosse questo fiore, mi sembrò tuttavia come una femmina dal bel corpo, ma sciocca e ordinaria, del tutto parvenue. Privi di grazia come sono, senza qualsiasi fragranza fresca, non dovrebbero disturbare con le loro fredde tonalità l'armonia di colore degli altri fiori di un pleasure ground. Nel Sud non si sa disporre con civetteria, di solito si lascia fare in maniera esagerata alla madre natura, oppure, quando si prende in mano la situazione, ne esce qualcosa di veramente grandioso o pieno di cattivo gusto infantile; la buona gente è viziata dal clima troppo generoso e dall'ottima terra; tutto cresce e fiorisce senza aiuto là dove il seme cade in terra. Quali meraviglie si potrebbero ottenere con un po' di buon senso e volontà».




A confronto, il giardino della vicina villa Lieven (poi Moliterno, oggi Petrella) era, per Massimiliano, un migliore esempio di «spirito nordico ed attivo», di «zelo premiato»:

«Il giardino del Principe Lieven che si trova nelle vicinanze, in un posto altrettanto incantevole e che, attorniato da una corona verde, schiude la vista sul Vesuvio e su una parte del golfo, dimostra già lo spirito nordico ed attivo, lo zelo premiato. Tuttavia non adopererei impianti all'inglese in queste regioni. Qui la natura stessa è troppo somigliante ad un parco, mi sembrano adatti solo giardini nello stile italiano antico, con fiere pareti d'alloro, grotte e fontane scroscianti, gran quantità di fiori. Fragranza e frescura si addicono alle regioni meridionali, ed i prati, cosí difficili da mantenere, vanno evitati. Il Principe Lieven lo ha tuttavia ottenuto con grande dispendio. L'effetto piú riuscito di questo meridione russo è stato raggiunto su una piccola terrazza sul lato della casa che dà verso il monte, dove grandi alberi dondolano dolcemente la loro chioma sopra l'altana riccamente decorata e piante rampicanti si affacciano scherzose, sbirciando con i loro occhi fatti di fiori; cosí si può vedere come, da un fresco cesto di fiori, lo stupendo, nordico bosco di querce sale gioiosamente sul pendio del monte, e si crede di sognare nel fragrante meridione le fresche Alpi».



Anche alla bella villa, tuttavia, il rigoroso Massimiliano volle trovare «un piccolo difetto», una disarmonia tra le parti, pur riconoscendo la meraviglia dei dettagli e delle opere d'arte, la bellezza dell'arredamento e, naturalmente, del panorama:

 

«Secondo il mio punto di vista la tanto decantata casa ha però un piccolo difetto; poiché ha un tetto a due spioventi e balconate di legno dovrebbe essere, come mi disse il suo architetto, una casa nello stile delle nostre terre, una specie di cottage d'alta montagna. Ma ben presto si nota, nonostante le forme principali corrispondano abbastanza, che il legno è intagliato secondo i motivi dei vasi pompeiani, mentre alla destra una bella galleria di colonne greche, che racchiudono un delizioso salone lussuoso, si unisce alla casa. Si tratta di un mixtum compositum mal riuscito dai particolari molto riusciti. All'interno regna un sibaritico lusso artistico da abitazione da scapolo, con meravigliosi dettagli, fra i quali si trovano pure riuscitissime opere d'arte. Il salone centrale della casa è veramente bello per quanto riguarda il suo arredamento e la vista che offre».


Fattasi ormai sera, «una mite e splendida sera», l'Arciduca avrebbe poi voluto far visita alla duchessa di Parma (Maria Luisa di Berry), che però non era in casa, e mentre era in attesa della carrozza un'altra soave esperienza appagò la sua vena romantica, una dolcissima e poetica canzone cantata da un sopravvenuto suonatore di chitarra:

 

«Mentre attendevamo la carrozza, nella mite e splendida sera, davanti all'abitazione della duchessa di Parma, alla quale intendevamo far visita, arrivò un suonatore di chitarra e ci cantò la melodica e poetica canzone del Ciucci ciuccetti; sembrava un sonetto del poeta d'amore par excellence, del tenero, dolce Petrarca, tanto soave e simile al canto dell'usignolo risonava la melodia».


Si recò quindi alla stazione, per prendere il treno per Napoli, lieto per aver trascorso «uno dei giorni piú belli» della sua vita:


«La Duchessa non era in casa; i cassoni della ferrovia ci accolsero, e con un sentimento di profonda gratitudine verso Aquila, che mi aveva fatto trascorrere uno dei giorni piú belli della mia vita, il treno mi portò verso Napoli».


Dopo questo viaggio in Italia, Massimiliano rimase nella marina militare, facendo molto per la sistemazione del porto di Trieste e l'allestimento della flotta austriaca che ci vinse nella battaglia di Lissa. Intanto, a Trieste, si dedicava con passione a realizzare il castello Miramar e il suo giardino. Per volere di Francesco Giuseppe fu Governatore del Lombardo-Veneto dal 1857 al 1859, anno in cui partí per l'America del Sud. Nel 1864 gli fu offerta la possibilità di divenire imperatore del Messico. Nonostante fosse arduo l'incarico per la grave situazione politica, volle tentare. Nel 1867 fu fucilato dai repubblicani. Tutta l'Europa si commosse. Per lui Liszt compose una marcia funebre; per lui «puro», «forte», «bello» Carducci compose Miramar.


 Post fata resurgo

 

(Da «L'Opinione di Stabia», XIII 128 – Gen.-Feb. 2009, pp. 18-19).

(Fine)

 

 Ex Studiis Iosephi Centonze

 

 

 

 

per Stab...Ianus

Altre Spigolature

Buon Viaggio con

 

© Copyright 1998-2009 Giuseppe Centonze — Castellammare di Stabia. Ultimo aggiornamento:23 luglio 2009